Arya di Masala

Cucina indiana, spezie e cultura.

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Gulab Jamun: il dolce della tradizione

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I Gulab Jamun, o Gulab Jam, sono morbide e deliziose palline a forma di bacca. Il nome infatti significa letteralmente bacca di rosa.
Sono palline grandi poco più di una bacca immerse in uno sciroppo di zucchero aromatizzato all’acqua di rose.
Tradizionalmente si preparavano con il Khoya, un derivato del latte, un composto di latte addensato mediante il riscaldamento dello stesso in un tegame di ferro aperto, una specie di ricotta disidratata. Attualmente, difficile da reperire, viene sostituito agevolmente col latte in polvere.


La ricetta che vi riporterò è quella col latte in polvere.

COME REALIZZARE LO SCIROPPO:

In un pentolino versate una tazza e mezza di zucchero bianco, e 4 cardamomi schiacciati. Potete usare anche zucchero integrale e biologico, cambierà solo il colore dello sciroppo che diventerà più scuro.
Aggiungete una tazza e mezza di acqua e fate bollire, fino a che la consistenza non risulta un po’ appiccicosa.

Potete provare con un cucchiaino a raccoglierne un po’ per verificarlo poi tra le dita. Lo sciroppo è importante per la giusta consistenza delle palline, che assorbendolo, non si devono ammorbidire e diventare troppo soffici. Se si supera troppo la cottura, si può riaggiungere dell’acqua e mescolare fino a riportare la giusta consistenza.
Spegnete il fuoco e aggiungete l’acqua di rose.

Lo sciroppo in lavorazione

INGREDIENTI PER L’IMPASTO:

  • 1 tazza di latte in polvere
  • 1/4 di tazza più un cucchiaio di farina
  • -un pizzico abbondante di bicarbonato purissimo, al posto del lievito.
  • -1 cucchiaino di ghee
  • -1 cucchiaio di yogurt bianco
  • -3/4 di cucchiaio di succo di limone
  • -2 cucchiai di latte

Fate attenzione a non esagerare col bicarbonato altrimenti le palline si potrebbero rompere in fase di cottura.
Mescolate bene tutti gli ingredienti insieme e passate al setaccio. Il composto deve essere omogeneo. Aggiungete un cucchiaino di ghee sciolto e mescolate sempre avendo cura di farlo bene.
Prendete un cucchiaio di yogurt, il succo di limone e il latte e mescolate insieme.
Versate nel composto preparato in precedenza con la farina, un cucchiaio di questa crema omogenea e mescolate. Fatelo un cucchiaio alla volta, perché l’impasto finale non deve essere troppo secco ma nemmeno troppo liquido.
A questo punto l’impasto deve risultare un po’ appiccicoso al tatto.
Ungete leggermente le dita per lavorare meglio. Il risultato finale deve essere un impasto compatto ma morbido. Solo se è troppo appiccicoso aggiungete un pochino di farina, ma solo esternamente senza modificare le quantità previste.

Dividete l’impasto in circa 15-18 palline piccole e lavoratele delicatamente, senza premere o schiacciare.
Controllate che il vostro sciroppo sia ancora caldo. In caso contrario riposizionate sul fuoco a fiamma bassa, badando sempre che non sia mai troppo caldo al tatto. Spegnete se necessario.
Nel frattempo mettete sul fuoco una padella con burro chiarificato per friggere, oppure olio da frittura. Il ghee è sempre preferibile per l’alto punto di fumo, come sapete.
La temperatura dell’olio deve essere media, non troppo calda, altrimenti i gulab ci cuoceranno fuori, rimanendo crudi dentro.
Provate la temperatura con un pezzettino di impasto. Se questo risale troppo in fretta significa che la temperatura è troppo alta, nel caso togliete un po’ dal fuoco la padella e lasciatela raffreddare.
Quando l’olio è pronto, iniziate a immergere le palline. Non esagerate a metterne un numero eccessivo insieme, perché durante la cottura ricresceranno e non trovando spazio si attaccheranno tra di loro. Cuocete le palline per un paio di minuti, dopodiché abbassate la fiamma e lasciateli ancora il tempo di dorare la superficie esterna. Mescolatele sempre delicatamente per cuocerle in maniera uniforme. Quando saranno dorate, cacciatele e lasciatele scolare dentro una schiumarola.


Aggiungetele direttamente nello sciroppo tiepido e lasciatele insaporire almeno 3 ore.
Potrete servirle decorate con una granella di pistacchio. Vi consiglio non più di due a testa. Anche uno solo se sono usciti troppo grandicelli.
Si conservano in frigo per qualche giorno.

India e letteratura (vol.1)

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Alle volte è bello anche spaziare con gli argomenti. Anche se questo è un blog di cucina, la cosa non prescinde sicuramente dalla cultura. Per questo è importante dare degli stimoli diversi ogni tanto e variare la natura degli articoli che vi propongo. Inauguriamo oggi una nuova rubrica letteraria.

Ho scelto di parlarvi di alcuni dei libri che sono diventati le mie letture preferite negli anni a cavallo tra la permanenza in India e il mio rientro in Italia. Non farò molte considerazioni, se non in sporadici casi, su ognuno dei libri scelti. Mi limiterò a raccontarvi la trama a grandi linee e vi riporterò alcuni dei passaggi salienti per incuriosirvi e invitarvi a leggerli.

SHANTARAM

Iniziamo con Shantaram di Gregory David Robert, forse uno dei libri che ha contribuito maggiormente a far conoscere al mondo la magia e le contraddizione dell’India.

L’incontro con questo libro per me fu folgorante e legato alla storia di una amicizia che nacque grazie anche ad esso. Era arrivata in Kerala, a Varkala per l’esattezza, per la prima volta nella mia vita. Era tempo di monsoni, i turisti non erano frequenti, e avevo scelto proprio quel periodo dell’anno per fare un tuffo completo nella vera India, quella della gente del luogo, non filtrata dalle luci e dalle apparenze che caratterizzano i periodi più turistici, e che alle volte, abbagliati e storditi da tante proposte e novità, lasciano meno spazio ai rapporti umani più semplici e puri. Lì conobbi un italiano che si stava specializzando in massaggio ayurvedico, una ragazzo di nome Marco. Facemmo colazione insieme e iniziammo a conoscerci. Finì che io gli feci da “cavia” per allenarsi con i massaggi e lui mi regalò Shantaram per ringraziarmi.

Il libro lo rilessi, nonostante la mole (sono circa 1200 pagine), almeno tre volte, ma ogni volta mi ha regalato nuovi stimoli e nuove riflessioni. Sicuramente una lettura adatta a chi lascia fuori ogni pregiudizio e decide di intraprendere un viaggio interiore feroce e a tratti quasi violento nella crudezza della sua realtà. L’autore ha il grande merito di essere riuscito a farmi appassionare, a farmi sentire suoni e profumi. Mi ha completamente immersa nel racconto e ho riso e ho pianto con lui; per lui alle volte. Le emozioni si possono solamente vivere e questo libro è emozionante.


Shantaram è stato sicuramente è stato un grande successo letterario: la storia narra le vicissitudini di uno straniero ex galeotto, (il protagonista è lo stesso autore, il libro è autobiografico), dal suo arrivo in India alla vita negli Slum, le baraccopoli indiane di Mumbai. Le storia offre tanti spunti di riflessione ma è anche lo spaccato di una realtà a volte crudele e inclemente, ma ricca di umanità ed empatia tra le persone. Ma questo sarebbe meglio lasciarlo giudicare a voi, dopo la lettura, che vi consiglio caldamente.

Sinossi

Il bus della scalcagnata Veterans’ Bus Service, una compagnia di veterani dell’esercito indiano, è appena arrivato al capolinea di Colaba, la zona di Bombay dove si concentrano gli alberghi a buon mercato. Greg è il primo a mettere piede sul predellino e a farsi largo tra la folla di faccendieri, venditori di droga e trafficanti d’ogni genere in attesa davanti alla portiera. Ha una chitarra a tracolla, un passaporto falso in tasca e un turbinio di pensieri ed emozioni in testa. Nel tragitto dall’aeroporto a Colaba ha pensato di essere sbarcato in una città dopo una catastrofe. Davanti ai suoi occhi si è spalancata una distesa sterminata di miserabili rifugi fatti di stracci, fogli di plastica e carta, stuoie e stecchi di bambù. In preda allo stupore, Greg ha visto donne bellissime avvolte in stoffe azzurre e dorate incedere a piedi nudi in quella rovina, e uomini dai denti candidi e dagli occhi a mandorla, bambini dalle membra incredibilmente aggraziate. Ovunque, poi, aleggiava un odore acre e intenso. Quell’odore in cui, a Bombay, fiuti di colpo l’aroma del mare e il metallo delle macchine, il trambusto, il sonno, la lotta per la vita, i fallimenti e gli amori di milioni di esseri umani. Greg è un uomo in fuga. Dopo la separazione della moglie e l’allontanamento dalla sua bambina, la vita si è trasformata per lui in un abisso senza fine. Era un giovane studioso di filosofia e un brillante attivista politico all’università di Melbourne, è diventato «un rivoluzionario che ha soffocato i propri ideali nell’eroina», un «filosofo che ha smarrito l’integrità nel crimine», uno dei «most wanted men» australiani, condannato a 19 anni di carcere per rapina a mano armata, catturato e scappato dal carcere di massima sicurezza di Pentridge.

Vi riporto alcuni passi estrapolati dal libro.

“Gli indiani sono gli italiani d’Asia – sentenziò con un sorrisetto
saggio e malizioso.
Si può dire con molta certezza che gli italiani sono gli indiani
d’Europa, ma credo che tu abbia afferrato il concetto.
Sia gli indiani sia gli italiani hanno bisogno di una Madonna: non
possono fare a meno di una cosa, anche se la religione gliela nega.
Sia in India sia in Italia ogni uomo diventa un cantante quando è
felice, e ogni donna una ballerina quando va a fare la spesa dietro
casa. Per questi due aspetti il cibo è musica nel corpo, e la musica cibo
nel cuore.
E le loro lingue fanno d’ogni uomo un poeta e ammantano di bellezza
anche la peggiore banalità.
Sono nazioni in cui l’amore fa di un gangster un cavaliere, e di
una contadina una principessa, anche se solo per il breve istante in
cui ti guardano negli occhi.”

 «La verità è che non esistono uomini buoni o cattivi» rispose. «Sono le azioni a essere buone o cattive. Gli uomini sono soltanto uomini: è quello che fanno o evitano di fare che li guida al bene o al male. La verità è che un istante di amore autentico, nel cuore di qualsiasi persona – il più nobile o il più malvagio degli uomini – possiede lo stesso fine, la stessa evoluzione e lo stesso significato, ed è come una gemma fra i petali di loto della sua passione».

“Perché la vita è così. Procediamo a piccoli passi.
Rialziamo la testa e torniamo ad affrontare il volto feroce e
sorridente del mondo.
Pensiamo. Agiamo. Sentiamo.
Diamo il nostro piccolo contributo alle maree del bene e del male
che inondano e prosciugano la terra.
Trasciniamo le nostre croci ammantate d’ombra nella speranza di
una nuova notte.
Lanciamo i nostri cuori coraggiosi nelle promesse di un nuovo
giorno.
Con amore: l’appassionata ricerca di una verità diversa dalla
nostra.
Con struggimento: il puro, ineffabile anelito di essere salvati.
Poiché fino a quando il destino ce lo consente, continuiamo a
vivere.
Che Dio ci aiuti. Che Dio ci perdoni. Continuiamo a vivere.”

Nadan Mutta Curry

Un bel giorno, durante il mio soggiorno in India, ho scoperto un piatto che è diventato il mio pasto preferito: il curry di uova.

L’ho provato in diversi modi, ma come lo facevano nel ristorantino dove andavo a mangiarlo a Cochin rimane la mia versione favorita e sono riuscita a ricrearla dopo aver testato diverse ricette disponibili. In assoluto è il piatto che mi chiedono di più quando vado a cucinare su richiesta di qualche cliente privato oppure nelle serate in cui vengo chiamata a cucinare per eventi particolari in locali o ristoranti.

La ricetta è abbastanza semplice e richiede poco tempo per essere realizzata. Il solito consiglio che vi do è quello di preparare sempre prima tutti gli ingredienti e poi iniziare.

INGREDIENTI PER 4 PERSONE

4 uova sode

2 cucchiai di ghee

½ cucchiaino di semi di cumino

½ cucchiaino di semi di senape

1 tazza di cipolle tritate (2 cipolle medie dimensioni circa)

2-4 peperoncini verdi a fessura (dipende da quanto tollerate il piccante)

5-6 foglie di curry

1 cucchiaino di pasta di zenzero aglio

3 – 4 pomodori maturi (in alternativa potete usare dei pomodori pelati)

1/2 bicchiere di latte di cocco

sale – a piacere

1 cucchiaino di peperoncino rosso in polvere

¼ di cucchiaino di curcuma in polvere

½ cucchiaino di semi di cumino in polvere

2 cucchiaino di coriandolo in polvere

1 cucchiaino di pepe nero in polvere

1 cucchiaino di garam masala

2 cucchiai di foglie di coriandolo

1 tazza di acqua

ISTRUZIONI

In primo luogo, fate bollire in un contenitore le uova intere. Appena pronte togliete dal fuoco e fermate la cottura in acqua fredda, per evitare che l’interno prendo un brutto colore, e tenete da parte. Poi prendete un recipiente di cottura, padella o wok, aggiungete il ghee e scaldatelo. Aggiungete i semi di cumino, semi di senape e lasciate rosolare finché non sentite scoppiettare.

Aggiungete adesso le cipolle tritate, peperoncini verdi tagliati in lunghezza, foglie di curry e fate rosolare per qualche minuto fino a quando le cipolle diventano morbide e traslucide.

Aggiungete la pasta di zenzero e aglio precedentemente preparata al mortaio e soffriggete bene fino a che l’odore dello zenzero svanisce.

Aggiungete i pomodori a pezzi, mescolate e cuocere per qualche minuto a fiamma alta fino a quando l’olio non inizia la separazione riaffiorando in superficie. A questo punto aggiungete il sale, il peperoncino rosso in polvere, la curcuma, il coriandolo in polvere, il cumino, il pepe nero e il garam masala e mescolate bene. Cuocete l’intera miscela per 2-3 minuti. Poi aggiungete un bicchiere abbondante di acqua e completate la cottura a fiamma bassa. Assaggiate sempre per verificare sia la cottura che la sapidità.

Nel frattempo pulite le uova dal guscio, stando attenti a non lasciare residui; risciacquatele se serve, in acqua fresca, poi praticate dei forellini con una forchetta o uno stuzzicadenti; serve per far insaporire meglio le uova. Potete dividerle a metà nella lunghezza oppure posizionarle intere nel curry , e con un cucchiaio ricoprite delicatamente le uova con un po’ del sugo, per inumidire e insaporire bene tutto. Coprite con un coperchio e lasciate a fuoco basso ancora qualche minuto.

Adesso aggiungete il latte di cocco e mescolate bene, sempre con delicatezza per evitare di danneggiare le uova. Cuocete il masala ancora per 3-4 minuti a fiamma media e poi spegnete.

Prima di servire, spolverate la superficie con foglie di coriandolo e mezzo cucchiaino di ghee al centro.

Servire il curry con pane chapati, appam, paratha oppure riso al vapore.

Il risultato finale deve avere un colore giallastro o appena rosato.

Inviatemi le foto dei vostri curry, così le pubblicherò sul sito. Buon appetito!

Una nuova avventura

Dopo mesi di riflessioni, eccomi all’inizio di una nuova avventura!

Il Blog è migrato su un nuovo sito e siamo alle prese con una rubrica radiofonica settimanale. Arya di Masala diventa un pillola di mezz’ora anche per gli utenti della radio e con l’occasione abbiamo anche modificato la copertina del blog.

La Web Radio RadiostART ospiterà dal 13 settembre, ogni domenica alle 11:30, una pillola di storia, cultura, musica e ovviamente cucina e ricette indiane. Gli ascoltatori di RadiostART avranno la possibilità di ascoltare in diretta oppure scaricare il podcast subito dopo la programmazione. Lo troverete a questo link http://www.radiostart.it/

Non vi nascondo che sono molto emozionata per questa nuova avventura. Io sono una neofita e dovrete avere molta pazienza se commetterò qualche errore dovuto all’inesperienza. Ma voi mandatemi i vostri suggerimenti e i vostri consigli; anche le critiche sono bene accette.

Vi posso anticipare che da ora in poi, avrete un blog più ricco di informazioni e curiosità che vanno oltre la cucina. Ci sarà un po’ più di storia, musica, informazioni varie e sempre tanta cucina.

Sono sicura che insieme ci divertiremo moltissimo.

Godetevi il brano che farà da sigla al programma https://youtu.be/nb2tylUFTFc

Namastè

Riso Biryani: la ricetta

Il Biryani è un piatto a base di riso basmati, tipico del territorio persiano, cucinato insieme alle spezie e ad altri ingredienti quali verdure, uova, carne o pesce. Il termine persiano beryà(n), significa, fritto o arrostito. Venne esportato dalle popolazioni musulmane nel sucontinente indiano e qui venne assorbito dalla tradizione locale fino a farlo diventare uno dei principali piatti delle feste.

Il primo passo per cucinare un qualsiasi biryani è la preparazione del riso. Vediamo di seguito la ricetta per un ottimo riso biryani di base.

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INGREDIENTI per 4 persone

-200 grammi di riso basmati (di solito si considerano max 50 gr. di riso a persona)

-2 cucchiai di olio di cocco o ghee

-2 foglie di curry fresche (4 secche)

-3/4 chiodi di garofano

-4/5 grani di pepe nero interi

-1/2  anice stellato

-1 pollice di cannella intera

-3/4 semi di cardamomo interi

-2/3 pezzi di macis (buccia di noce moscata)

-mezzo cucchiaino di cumino

-1 cucchiaino di pasta di zenzero e aglio (comprendente mezzo pollice di zenzero e 3/4 spicchi di aglio, puliti e pestati insieme in un mortaio fino a formare una pasta compatta)

-1 cucchiaio di foglie di coriandolo tagliate in modo grossolano

-1 cucchiaio di foglie di menta fresca

-18/20 fili di zafferano

-succo di mezzo lime

-sale quanto basta (q.b.)

-acqua q.b.

PER GUARNIRE:

-1 cipolla media tagliata sottile e rosolata a fiamma viva fino a estrema coloritura

-10/12 anacardi tostati in padella

-15/20 acini di uvetta passa, rinvenuti in acqua tiepida e tostati in padella

-foglie di menta e coriandolo per decorare

COME PROCEDERE NELLA PREPARAZIONE

Innanzitutto, usare come unità di misura un bicchiere da tavola o una tazza, dentro cui calcolerete il numero di bicchieri di riso utilizzati. Una tazza di riso sono circa 2 porzioni. Questo numero servirà poi al momento della cottura, a definire l’esatta quantità di acqua di cui necessita il riso basmati per la sua cottura. Ricordate che ad ogni bicchiere o tazza di riso corrisponde un bicchiere e mezzo di acqua.

Mettere a mollo il riso basmati almeno mezz’ora prima. Il riso va poi risciacquato un paio di volte, scolato e messo da parte.

Scaldate in una pentola alta (un bollitore), l’olio di cocco o il ghee, aggiungete i semi di cumino e tutte le altre spezie e soffriggete fino a percepirne la fragranza.

Aggiungete la pasta di zenzero e aglio precedentemente passata al mortaio, il coriandolo e le foglie di menta. Soffriggere fino a che non sparisce l’odore dello zenzero.

Aggiungere adesso il riso e lo zafferano, mescolare delicatamente e aggiungere l’acqua, nella proporzione corretta spiegata in precedenza. Quindi aggiungere il succo di lime e il sale. Cuocere a fiamma alta fino al raggiungimento della bollitura.

Quando le bolle sono evidenti chiudere con un coperchio ermetico e spegnere la fiamma. Lasciare riposare almeno per 10/15 minuti, fino a completamento della cottura senza fiamma.

Al momento di servire sgranare il riso con una forchetta o un forchettone. Guarnire con cipolla, anacardi e uvetta e chiudere il piatto con le foglie di coriandolo e menta.

NOTE IMPORTANTI: per assicurarsi un buon risultato uno dei segreti è quello di preparare in anticipo tutti gli ingredienti prima di iniziare a cucinare.

Altro consiglio importante è quello di non sostituire nessun ingrediente mancante con altro. Si preferisca sempre rinunciare all’ingrediente mancante piuttosto che sostituirlo con qualcosa di sbagliato che altererebbe il sapore della pietanza.

Il mortaio può essere sostituito con un minipimer per comodità.

Questo riso può essere consumato anche da solo o insieme a pietanze non necessariamente etniche, ma che grazie al biryani possono subire un arricchimento.